Arte, tradizioni e enogastronomia

Domenico Lovisato, geologo e patriota

tanto patriota quanto scienziato, lovisato si è distinto in mineralogia e paleontologia. Friulano d'origine, visse per lungo tempo a cagliari dove fondò il club alpino sardo e diresse l'orto botanico

Sardo d’adozione, Domenico Lovisato fu un illustre geologo ed ardimentoso patriota che diede il proprio contributo alla causa risorgimentale. Nato nel 1842 ad Isola d’Istria da famiglia friulana, riuscì a completare gli studi fino alle scuole superiori nonostante la morte del padre. La zona in cui viveva faceva allora parte dell’Impero Austro-Ungarico e ciò contribuì a far crescere in lui un sentimento irredentista: sempre più votato alla causa dell’unità d’Italia, partecipò a varie manifestazioni venendo arrestato per otto volte. Riuscì comunque a scampare al processo e a prendere parte alla Terza guerra d’indipendenza del 1866 come volontario, al termine della quale il Veneto fu annesso al Regno.

La sua condotta turbolenta non gli impedì di laurearsi in matematica nel 1867 presso l’Università di Padova: cominciava così la seconda parte della sua vita in cui fu libero di dedicarsi all’altra passione che lo divorava, quella per la scienza. Insegnò fisica e matematica prima a Sondrio quindi Sassari, Agrigento e Catanzaro prima di tornare a Sassari, stavolta come docente di mineralogia presso l’ateneo locale. Nel 1884 fu trasferito all’Università di Cagliari dove si specializzò in geologia, paleontologia e paletnologia.

Gli anni successivi lo videro chino sui libri ad approfondire le sue ricerche. Ebbe modo di dimostrare il suo amore per la Sardegna chiamando "Gennargentu” una catena montuosa nella Terra del Fuoco, in Argentina, dove aveva partecipato ad una spedizione scientifica. Per alcuni anni fu direttore dell’Orto Botanico di Cagliari e fondò il Club Alpino Sardo. Non fece in tempo a vedere il suo Friuli nel Regno d’Italia: la morte lo colse infatti nel febbraio 1916, quando la Prima guerra mondiale era ancora in corso. Fu sepolto a Cagliari nel cimitero di Bonaria.

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